Guardavo i post e sono arrivato su quello di @noemilunastorta che ha fotografato il carnevale di Viareggio.
Ci sono stato da piccolo e già allora i carri erano degli esercizi artistici ma anche tecnici e tecnologici di altissimo livello. Il che mi riporta a "quellavoltache".
Avevo 16 o 17 anni, ricordo bene il momento, stavo nell'orto (quando ne avevamo uno) perché mi toccava l'onere di bagnare; una rottura di scatole perché bisognava portare il tubo dell'acqua, bagnare, rifare su il tubo eccetera. Arriva questo mio coetaneo del paese, eravamo in estate, e se ne esce che il comitato di non so cosa, ha chiesto ai ragazzi del paese di fare il prossimo carro di carnevale.
A dire il vero più che una richiesta sembrava una specie di sfida. Infatti si lasciava campo libero organizzativo ai ragazzi, chiaramente con l'aiuto dei "grandi", non fosse altro per i fondi. Senza soldi cosa costruisci? Presumo, ma non ne ho le prove, che tutto nascesse dall'organizzatore storico, il quale aveva due figli. Non a caso gli eventi si sono svolti per lo più nella taverna di quest'ultimo. Immagino che il padre avrà avuto qualche screzio per arrivare ad una specie di sfida, del tipo "voi giovani non combinate nulla" o qualcosa di simile.
La base del carro c'era, o quanto meno l'ho visto. Un pianale con quattro ruote da far trainare ad un trattore.
Partono le riunioni, la prima per vedere chi c'era. Ed effettivamente c'erano gran parte dei ragazzi del paese. D'altronde per qualche arcano motivo c'ero andato pure io, anche se di fatto non è che fossi convinto.
La prima riunione si conclude con un "battle plan" che a vederlo manco la NASA quando mandava i razzi sulla luna. Tra le varie cose, incontrare il direttore di banca, fare lo statuto da far firmare al Sindaco e altre cose che non ricordo.
Già alla seconda o terza riunione avevo capito l'andazzo. Io vengo nominato segretario e devo redigere lo statuto, che poi effettivamente riuscirò a far firmare al Sindaco come riconoscimento dell'associazione, oltre a tenere un rendiconto finanziario.
La cosa ridicola è che il direttivo (in cui c'ero pure io) si atteggiava come quello di una Holding multinazionale.
Alla quinta o sesta incontriamo un architetto, o forse un ingegnere, per vedere come realizzare il carro. Anche perché la fantasia viaggiava troppo rispetto alla realtà, tipo si voleva fare una cosa multipiano. Capirai... un vecchio carro. Ricordo questo qui che cercava di stare dietro alle varie idee per riportarle, anche in fase di potenziale realizzazione, alla realtà della complessità costruttiva. Alla fine, bene o male si arriva ad una quadra.
Come ho detto sopra, il carro, cioè la base, esisteva perché l'ho visto. Ma quella è stata la prima e ultima volta che lo vidi. Arrivati ad inverno inoltrato, quel giorno eravamo letteralmente in quattro.
Il progetto di far fare il carro di carnevale del paese ai giovani fallì miseramente. Abbiamo prodotto un mucchio di carte inutili, fatto perdere tempo persino al Sindaco, e non si è montato manco un bullone.
La cosa che mi fa sorridere ancora oggi è che quando il mio coetaneo venne da me per esporre la cosa, avevo già visto passarmi davanti il film esatto di come poi è effettivamente andata.
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